
Quante zavorre ti porti in sala ogni giorno?
Si difendono le vecchie abitudini come fossero patrimonio UNESCO. Si cercano soluzioni nuove e, dietro le quinte di tanti ristoranti e locali in genere, si vede sempre lo stesso schema.
DIETRO LE QUINTE
8/9/20251 min read

Si difendono le vecchie abitudini come fossero patrimonio UNESCO.
Si cercano soluzioni nuove e, dietro le quinte di tanti ristoranti e locali in genere, si vede sempre lo stesso schema.
Anthony Robbins lo dice senza troppi giri di parole:
“Se continui a fare quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto.”
E aggiungo io: e se poi ti lamenti pure, il problema non è la strategia.
La zona di comfort è subdola.
Ti avvolge nella sensazione di sicurezza, mentre ti rallenta.
Magari il ristorante va avanti, ma non cresce. Oppure cresce, ma a un prezzo insostenibile.
E allora si chiede una strategia, un piano, una consulenza. Ma, senza rottura degli schemi, qualsiasi progetto resta lettera morta.
Alex Bellini, nel libro Il viaggio più bello, lo racconta in modo concreto: durante la traversata del ghiacciaio Vatnajökull in Islanda, dovette abbandonare la slitta e parte della sua attrezzatura.
Quegli oggetti, nati per proteggerlo, a un certo punto rischiavano di affossarlo.
Non era più una scelta: era sopravvivenza.
Nella ristorazione succede lo stesso.
Ti porti dietro procedure che “abbiamo sempre fatto così”:
menù infiniti,
fornitori che non funzionano,
collaboratori che non condividono la visione.
Un po’ come la lampada rotta in sala: “fa atmosfera”, dicono.
E ti convinci che siano indispensabili.
Il problema è che queste “certezze” sono proprio ciò che ti impedisce di fare spazio a quello che ti servirebbe davvero.
Il cambiamento non è un colpo di genio notturno né un restyling improvvisato: molte volte è una scelta di sottrazione.
Richiede di guardare in faccia ciò che non serve più e di avere il coraggio di lasciarlo andare.
Non è semplice, ma è l’unico modo per liberare risorse — mentali, economiche e umane — da reinvestire dove fanno la differenza.
E il paradosso?
Più lasci andare, più diventa chiaro il percorso davanti a te.
Perché la verità è che, in sala come nella vita, non arrivi mai lontano se ti ostini a portarti dietro pesi che non ti servono.
Allora, quante zavorre ti porti in sala ogni giorno?
Se vuoi capire quali lasciare andare, parliamone.
